SAN VITTORE – CANE CONTESO, COLPO DI SCENA NELLA VICENDA DI SHERMAN
12 Maggio 2017Esdebitazione, risolto uno dei primi casi: Venafrano salvato dai guai
14 Novembre 2017Era stata arrestata lo scorso sabato mattina, dalla Procura della Repubblica di Cassino, una coppia di giovani di Venafro, con l’accusa di furto aggravato. Ieri mattina la scarcerazione. La difesa ha potuto dimostrare che si era trattato del classico «errore giudiziario» o meglio ancora di uno «scambio di persone».
Ieri mattina il Tribunale di Cassino ha revocato la misura cautelare nei confronti della donna S.S. dando all’uomo, G.S., solo l’obbligo di risiedere a Venafro. In un primo momento i due rom erano stati tratti in arresto dalla Polizia di Isernia, sulla scorta di un’ordinanza cautelare emessa dal Tribunale di Cassino. I due erano stati riconosciuti nelle immagini di una videocamera di sorveglianza istallata in una gioielleria di Cassino, nella quale era stato compiuto un furto di gioielli (per un valore di 40mila euro) la mattina del 24 giugno scorso. Da subito la difesa della coppia rom- rappresentata dagli avvocati Gianluca Giammatteo ed Anna Di Meo– si è resa conto che le persone riprese dalle videocamere non corrispondevano affatto ai profili dei due arrestati. Giammatteo e Di Meo hanno prodotto documentazione informatica e fotografica, evidenziando forti differenze somatiche tra i soggetti ripresi dalle videocamere e quelli arrestati. Più in particolare è stata resa visibile una forte differenza di altezza e di corporatura. La ragazza delle riprese è ben più snella e bassa, rispetto all’arrestata venafrana. Così come ci sono forti differenze di corporatura tra il rom venafrano ed il rapinatore filmato, molto più grasso. «Ma c’è un fatto ancora più assurdo ed inspiegabile– dichiara l’avv. Giammatteo- Nel video acquisito dalla polizia ed allegato al fascicolo, il soggetto maschile presenta sul braccio destro un vistoso tatuaggio che invece manca all’arrestato. E questo particolare dovrebbe portare all’individuazione del vero responsabile della rapina di giugno. Ma poi c’è un altro particolare da evidenziare, assai importante. La titolare della gioielleria dichiara alla polizia che la rapinatrice aveva la pelle chiara. Un tratto somatico differente, dal momento che l’arrestata invece ha la pelle assai scura, caratteristica questa che contraddistingue la sua etnia». Alla luce di questi fatti, riportati dalla difesa nell’udienza tenuta ieri mattina, il giudice ha sciolto la riserva ed ha revocato la misura cautelare nei confronti della coppia rom, obbligando solo il giovane a non allontanarsi da Venafro, suo comune di residenza. «Sin da ora ci stiamo attivando per acquisire ulteriore materiale di tipo informatico presso i gestori telefonici– dichiarano gli avvocati Giammatteo e Di Meo– in modo da dimostrare che i due rom, all’ora della rapina, si trovavano in altro posto. Ogni telefonino infatti viene agganciato da una ben determinata cellula telefonica, in ogni momento della giornata, in modo da ricostruire fedelmente i luoghi frequentati da ciascuno di noi, in caso di contenziosi giudiziari». E quest’ultima potrebbe essere la classica prova regina, insieme con i fotogrammi di una telecamera di controllo. Un lavoro certosino che è la specialità dello studio degli avvocati Di Meo e Giammatteo. In particolare quest’ultimo viene considerato un esperto in materia informatica, tanto da far parte di una Commissione nazionale per la digitalizzazione della professione.